In questi giorni è in corso la cosiddetta “rivolta dei trattori”, le cui ragioni sono state molto ben illustrate dal fondatore del movimento Slow Food, su stampa nazionale. Un esempio? Il solo 20% del prezzo al pubblico, destinato a remunerare il lavoro del produttore agricolo. Tante anche le proteste meno condivisibili per noi produttori biologici; come il ricorso ai pesticidi, ammesso in altri paesi UE, troppo spesso giustificato dall’assenza analitica di residui negli alimenti. Dimenticando suolo, fiumi, mare, figli e nipoti. Che dire? Fra clima e mercato, tempi duri per il settore primario in cerca di aiuti, e in lotta di sopravvivenza economica.