La riflessione sulle mutevoli correnti del mercato del vino degli ultimi tempi – ispirata anche dall’articolo di Giancarlo Gariglio “Le mode nel vino fanno più danni della tempesta” pubblicato dal movimento Slow Food a inzio 2024, ci porta a condividere la nostra visione: produzione di vini biologici e artigianali, che uniscono struttura e freschezza o anche bevibilità “scorrevole”.
Il dr. Gariglio mette in evidenza come l’industria vinicola sia stata negli anni soggetta a differenti stili e gusti, che possono anche generare confusione tra produttori e consumatori. Questa evoluzione rischia di distogliere l’attenzione dalle pratiche enologiche tradizionali, autentiche e sostenibili, spingendo verso produzioni più standardizzate, meno rispettose dell’ambiente, gusto e tradizioni.
In questo panorama di cambiamento, l’Azienda Agricola Santa Lucia ha scelto di rimanere ancorata ai valori fondamentali, ispirati dalle parole di un nome italiano di livello mondiale: Josko Gravner, produttore di Oslavia (GO), riportate dal dr. Gariglio: “produco vini che soddisfano i gusti miei e della mia famiglia”. Questo principio ha mantenuto intatto il percorso di produzione della sua Azienda, privilegiando la qualità e l’essenza dei vini anziché le tendenze. Ora Gravner è un mito ma i quasi tutti noi “piccoli produttori” ci possiamo permettere di seguire la propria strada, nel rispetto del proprio clima, territorio, altitudine, etc. Chi produce invece moltissime bottiglie non può, molto spesso, prescindere dal gusto dominante e dalle tendenze del mercato, pena la perdita degli equilibri gestionali. In altre parola, la propria sopravvivenza.
Così la strategia di noi “piccoli produttori” si radica nel rispetto del territorio pugliese che ha la sua impronta specie nei vini rossi; con un impegno irremovibile verso la viticoltura biologica, che non è quella c.d. dei vini naturali, privi di solfiti aggiunti e di lieviti selezionati, biologicamente puri. Ogni bottiglia di un piccolo produttore, quando serio e di buona qualità, è un racconto che unisce l’opera dell’uomo, del suo tecnico, coltivatore, produttore, con le peculiarità del territorio. In Italia, davvero ampio e generoso!
L’integrazione di innovazione e tradizione tipicizza la produzione dei vini Santa Lucia, dalla cura delle vigne alla lavorazione biologica in cantina. Queste scelte non sono reazioni alle tendenze, piuttosto espressione di una visione a lungo termine, fondata su scelta dei vitigni, loro allevamento – almeno ventennale – e rispetto ambientale.
Tornando alle mode, abbiamo vissuto gli anni ‘80 con bianchi leggeri e quasi trasparenti, che pur hanno fatto storia: dal colore della capsula, ad una famosa cantina sociale della valle d’Itria che ha portato la Puglia nel mondo, al pari del miglior Salice Salentino.
Negli anno ‘90 abbiamo visto il trionfo sia di alcuni vini “novelli” che di vini tannici e strutturati, con ricorso massiccio alla barrique, dove l’influsso del legno e di uno dei più famosi critici di settore Usa [ndr: The Wine Advocate] ha a volte anche generato vini ideati anche per piacere al critico dominante, oltre che al suo pubblico di lettori, quando beneficiario di punteggi stampa altisonanti sopra i 93-94/100.
Nel terzo millennio sono nati i vini “naturali” (definizione impropria perché naturale è solo l’uva, il vino in natura non esiste. Ed i vini tutti sono frutto del lavoro dell’uomo). I vini orange, il vino spumante rosé, le bollicine pas dosé, spesso anche con poco contatto con i lieviti a dispetto delle lunghe fermentazioni in bottiglia enunciate. Cattiverie? No, vini anche ottimi ma di certo “modaioli”, senza offesa alcuna per questo termine. Forse il vino è di per sé poco modaiolo, piuttosto anche bevanda storica, se non epica? Ci piace pensarlo e berlo buono, pulito, anche semplice, come la pasta al pomodoro fresco quando è davvero ben fatta, madre natura permettendo!
Noi dell’Azienda Agricola Santa Lucia, con umiltà, crediamo che la chiave del successo risieda anche nella capacità di creare vini che siano il riflesso della propria unicità. Storia, terra e passione: indiscussi protagonisti di ogni creazione, anche enologica.
Si guarda al futuro con la convinzione che, nonostante le mode possano cambiare, essere passeggere, una costante imprescindibile sia sempre quella della qualità unita a freschezza e bevibilità. La scelta di perseguire la produzione di vini autoctoni biologici e artigianali rappresenta la nostra risposta tecnica, ambientale, gustativa. Soprattutto il lungo lavoro nel tempo e negli anni di chi lo ha prodotto. Non basta essere nati nel 1822, bisogna evolversi e prendere il buono sia della tradizione che della tecnologia!